Non cercate di prendere i poeti perché vi scapperanno tra le dita.
[A. Merini]
Dove sei? Dove trovarti se non risuonano i tuoi passi? Dove se non tintinna ai miei orecchi la tua voce? Nella vita alberghi e nell’amore…ma come si può scorgere l’assurdo nell’oscuro e come si può udire il silenzio nell’abisso?

Nella pausa silenziosa tra due note
Fra le parole un tiepido prender fiato laddove
Il bocciolo esita allo schiudersi del suo splendore
Là dov’è l’instabile librarsi della foglia prima che tocchi il suolo
Il nobile planare d’ali aperte
Sospeso il volo immobile tra un battito e l’altro
Nel singhiozzo che sovverte un pianto ininterrotto
La vacuità della cera che indifesa attende
Le ferite profonde dello stilo.
L’ha ripubblicato su Antonella Lallo.
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Ancora una perla, cara Acu. 😊
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Grazie di cuore, caro Toni! Felice che tu abbia apprezzato🍓
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“La vacuità della cera che indifesa attende
Le ferite profonde dello stilo.”
immagine spericolata, ad un millimetro dallo stucchevole, il lampo più intenso prima del buio 😉 🙂 🙂
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Grazie davvero, caro Deboroh, per il tuo commento sulla tabula rasa, “spericolato” supporto scrittorio dell’antichità😉
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😉 🙂 🙂
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nonostante la tecnologia da cui siamo circondati, è come scrivessimo ancora sulla cera, o sull’acqua.
ml
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Caro Massimo, grazie per il tuo commento e per le tue parole evocative. Credo che la penna, o lo stilo, del poeta sia ciò che “resiste” all’omologazione del linguaggio e del pensiero nell’epoca in cui la tecnologia regna sovrana…
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