INTRODUZIONE A CHARLES BAUDELAIRE. ANTROPOLOGIA, METAFISICA ED ESTETICA

Amanti della poesia, esteti, dandy e sognatori, spiriti liberi ed inattuali, ovunque vi troviate in questo esordio del 2021, questa breve introduzione è per voi.

Tutta la produzione poetica contemporanea, così come la poesia novecentesca e di fine Ottocento, affonda le proprie radici nel terreno del decadentismo e del simbolismo, cioè in quel movimento poetico fondato e portato ad esiti illustri da Charles Baudelaire.

I termini decadentismo e simbolismo infatti, lungi dal costituire due mondi lirici distinti o addirittura due scuole contrapposte, designano un solo fenomeno poetico, certo complesso e ramificato, ma unitario.

L’opera di Baudelaire è incontestabilmente il punto di partenza di questo fenomeno e segna altrettanto incontestabilmente il tramonto del romanticismo che, ritraendosi, cede il passo ad una nuova concezione dell’uomo e del mondo.

Per questo motivo, chiunque voglia far luce sulla produzione letteraria della fin-se-siècle per accostarsi ad esempio al simbolismo di Mallarmé, Verlaine o di Rimbaud, non può prescindere dalla lettura di Les Fleurs du mal (1957), la più celebre raccolta di poesia di Baudelaire e pietra angolare della poesia moderna. 

ANTROPOLOGIA

La visione antropologica di Baudelaire è imperniata sulla convinzione che gli uomini vivano in uno stato permanente di angoscia, inquietudine e scontento, denominato spleen, oppure ennui (noia).

Anche i romantici con il termine ennui designano il vuoto derivante dalla mancanza della passione assoluta. Baudelaire parte da questo concetto, prendendone però le distanze; infatti per il poeta la passione assoluta dei romantici non esiste ed inoltre nessun sentimento può salvare l’uomo dallo spleen, che è una condizione universale, metafisica.

In opposizione allo spleen, il poeta pone l’idéal, il desiderio di assoluto, il bisogno irrealizzabile di sfuggire all’angoscia del reale, al giogo del tempo, al dolore e all’inadeguatezza del mondo.

L’uomo baudelairiano, desiderando evadere dai vincoli e dall’angoscia del mondo naturale, ricerca l’infinito in direzione di ciò che è artificiale, eccentrico e perverso. Da ciò derivano il gusto del poeta per la donna artificializzata, angelica o perversa, per gli amori torbidi, per l’alcol e gli stupefacenti.

METAFISICA

La fuga dal mondo in direzione dell’idéal – infinito e ignoto – si articola seguendo due direttrici antitetiche eppure coesistenti: la via infernale (abissale, perversa, chiamata decadentismo) e la via paradisiaca (mistica, edenica, denominata simbolismo).

Tale doppia postulazione – che ricordiamo nomina un’istanza unitaria, cioè la necessità di fuggire dalla contingenza in direzione dell’assoluto – conduce a due possibili vie di fuga: la morte e la bellezza (che, al di là di ogni ragione etica, sono poste indifferentemente sullo stesso piano)…pur di evadere dalla limitatezza del mondo, inferno o cielo che importa?

ESTETICA

L’arte, forma suprema della bellezza, è intuizione dell’assoluto, è ciò che sulla terra rende possibile la fruizione dell’infinito, in quanto sospende, anche solo per un istante, l’incedere del tempo.

Al centro dell’estetica di Baudelaire campeggia quindi la figura dell’artista, che dotato di una facoltà quasi divina, l’immaginazione, è in grado di cogliere le corrispondenze segrete fra le cose e di ricomporre in unità l’armonia universale che prima appariva in frantumi.

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